domenica 27 luglio 2014

Amica mia – Mariama Bâ recensione

                                       Titolo: Amica mia
Titolo originale:  Une si longue lettre
Anno di pubblicazione: 1979, N.E.A.S., Dakar
Traduzione: Antonella Colletta
Editore: Modu Modu edizioni (LE)
Anno della ristampa: 2013
ISBN: 978- 88- 908448-2-9
Prezzo: 9,00 euro

Questo romanzo è entrato nella mia estate per caso.
Se è vero che da qualche settimana tutti parlano di “libri sotto l’ombrellone”, solo io posso dire di averne trovato uno (davvero!) sotto l’ombrellone 69 del lido La Fonte. Regalo di mio marito che, nel tardo pomeriggio di un sabato fra i pochi assolati di quest’estate, l’ha comprato da un ambulante senegalese vestito di lino e carico libri, che si aggirava fra teli e lettini degli ultimi bagnanti in spiaggia, promuovendo, con scarso successo, letteratura africana per adulti e bambini.
Una lettura breve, intensa, inaspettatamente moderna. 27 capitoli per 120 pagine circa e una voce narrante piena di grazia e di misura.
Incipit
“Aïssatou,
ho ricevuto il tuo biglietto. A mo’ di risposta, apro questo quaderno, punto d’appoggio nel mio smarrimento: la nostra lunga amicizia mi ha insegnato che la confidenza annega il dolore. La tua presenza nella mia vita non è affatto causale.”
L’infeltrita
Come il titolo originale lasciava intuire, si tratta di una lunga lettera che Ramatoulaye scrive alla sua amica lontana Aïssatou nel corso dei quaranta giorni di lutto che una donna senegalese deve osservare, senza uscire di casa, dopo la morte del proprio marito. Una lettera che è al contempo bilancio, rievocazione del passato, analisi degli errori propri ed altrui, lenta ricostruzione dell’anima che rimette insieme i cocci per una rinascenza. Ramatoulaye vive la solitudine forzata del lutto come un’occasione di raccoglimento, il momento in cui si abbandona il chiasso del mondo esterno per pensare solo a sé e, sebbene abbia patito diverse ingiustizie, non cede alla facile tentazione della vendetta, né al rancore, né a qualunque meschinità e bassezza, perché sa che sarebbero fonte di ulteriore amarezza, ben misero risarcimento.
Siamo nel Senegal post-coloniale, a cavallo fra tradizione e progresso, con un piede ancora nel passato, nella cultura superstiziosa, ma autentica, incarnata da alcuni personaggi (soprattutto i più anziani e quanti non hanno frequentato le scuole) e un piede proiettato verso il futuro - la modernità, vista come occasione di crescita e di affermazione, ma anche come rischio, smarrimento, confusione.
Le due amiche hanno studiato, hanno scelto i loro uomini per amore, sono state pioniere di una società che cambia, in fermento, si sono distinte nel lavoro, poi, tradite e deluse, hanno trovato rimedio al dolore e allo sconforto, ricominciando da capo, ciascuna con una soluzione diversa, ma  entrambe ricostruendo con tenacia, equilibrio, autenticità la vita, nel momento stesso in cui tutto sembrava perduto. Sia Ramatoulaye che Aïssatou trovano il loro riscatto nei libri, nell’istruzione che hanno ricevuto, in cui credono e che, l’una come insegnante, l’altra come ambasciatrice, contribuiscono a diffondere.
Il lettore invidia e ammira la forza di queste due donne e ne ricava fiducia e speranza.
Il messaggio che l’autrice ci consegna è che, di fronte all’inevitabile sofferenza che la vita prima o poi ci riserva, l’uomo deve armarsi di volontà, irrobustirsi per arginare la disperazione e ridimensionarla. Alla fine della lunga lettera, insieme a Ramatoulaye, siamo pronti a rivedere il sole, la città, la bellezza multiforme della vita, a seguire i suoi figli nel loro prodigioso crescere e farsi uomini e donne forti, a riabbracciare un’amica, a rimetterci in cammino senza tentennamenti e soprattutto senza compromessi.
Di questo romanzo amo il messaggio positivo che mi lascia. La fiducia nella cultura. Nella donna. Nell’impegno e nella forza di volontà per superare ogni ostacolo o per accettare l’inevitabile.
Ramatoulaye è saggia, razionale, coerente, generosa, matura.
È un personaggio che ha molto da insegnare.
Zoom
Potenza dei libri, invenzione meravigliosa dell’astuta intelligenza umana. Segni diversi associati in suoni; suoni diversi che modellano la parola. Concatenazione di parole da cui scaturisce l’idea, e il Pensiero, la Storia, la Scienza, la Vita. Strumento di relazione e di cultura, mezzo ineguagliato per dare e ricevere. I libri saldano intere generazioni allo stesso continuo lavoro di far progredire. Ti permisero di risollevarti. Ciò che la società si rifiutava di darti, i libri te l’accordarono: degli esami passati con successo portarono anche te in Francia. La Scuola di Interpretariato, da cui uscisti, permise la tua nomina all’ambasciata del Senegal negli Stati Uniti. Hai largamente di che vivere. Ti muovi nella quiete, come le tue lunghe lettere mi dicono, molto lontana dai cercatori di gioie effimere e di relazioni facili
Questo passo esprime lo spirito che è alla base del mio blog di libri e di scuola. Non avevo le parole adatte per spiegare la fiducia che ripongo nella lettura e nell’istruzione, ed eccole in questo libro scoperto per caso! Vengono dalla lontana Dakar, da un romanzo scritto nel 1979, da una scrittrice scomparsa nel 1981 che non conoscevo e che mi ha regalato una voce elegante, moderna, profonda.
Mariama Bâ (1929-1981)

La nostra generazione crede poco nell’istruzione, legge poco. Un diffuso disfattismo, l’utilitarismo più gretto, l’hic et nunc che muove dalla società dei consumi e pretende accelerazione e cambiamenti forsennati hanno tolto valore alla scuola, all’attesa, e forse anche alla donna. Così sento più moderna Ramatoulaye e i suoi dodici figli, il lavoro da insegnante e la sua amicizia pura, alimentata da lettere e pensieri, che la baby squillo in cerca di una borsa firmata, con ogni mezzo.



Nessun commento:

Posta un commento