venerdì 24 ottobre 2014

Apoptosis di Renato Mite. Recensione.

Buon pomeriggio, amici!
Anche se oggi sono un po’ febbricitante non voglio rinunciare alla possibilità di presentarvi un’altra novità fra quelle appena lette. Si tratta del romanzo Apoptosis del pugliese Renato Mite, classe 1983, nato nella bella Trani.
L’autore dimostra la sua passione per l’informatica e per le scienze in generale mettendo al centro della narrazione - 275 pagine che si leggono a ritmo incalzante - temi attualissimi come l’ipertrofia tecnologica e la responsabilità della ricerca, pericolosa se condotta senza scrupoli.
Di questo libro mi ha colpito soprattutto la pulizia e la cura nell’impaginazione, nella scrittura e nella punteggiatura. Sebbene si tratti di un’opera di selfpublishing non vi sono sbavature formali, né refusi, né ridondanze. Il prezzo dell'edizione cartacea all’inizio mi sembrava alto, ma poi l’impressione ricavata è stata quella di un lavoro certosino, ben fatto, non frettoloso.
Non ho letto molti romanzi di fantascienza, né amo particolarmente i medical thriller (non so neppure se questo sottogenere esista o lo stia inventando sul momento) perché da un’opera di fantasia mi aspetto relax, evasione, non certamente ansia, tuttavia questo libro l’ho letto mettendo da parte ogni resistenza e trovandolo piacevole.
Mi sono lasciata incuriosire dal PNS,  strumento efficiente e inquietante, emblema di una società che sempre più ciecamente si affida alla tecnologia, ignorandone però i meccanismi che la fanno funzionare. Subendola…
Cos’è il PNS? Lo scoprirete nell’infeltrita qui sotto!
Intanto ringrazio Renato Mite per aver voluto condividere con noi il frutto della sua fatica e vi invito a conoscerlo meglio sul suo sito www.renatomite.it

Titolo: Apoptosis

Autore:Renato Mite

Editore: selfpublishing

Anno: 2014

Genere: fantascienza

Numero di pagine: 275

ISBN: 978 88 91066 61 9

Costo in cartaceo: 22 euro

Costo ebook: 6,67 euro



Dove acquistarlo: LaFeltrinelliAmazonIlmiolibroGoogle Play

Incipit
“La lampada del corridoio illuminò la stanza buia e silenziosa dove la donna dormiva.
Agnes possedeva una figura snella ma non filiforme, la bocca sottile, il naso piccolo e regolare, gli occhi e i capelli neri. Tutte qualità tramandate a sua figlia Elizabeth.
Matt socchiuse la porta alle sue spalle senza far rumore  e allo stesso modo si addentrò nella camera della donna”
L’Infeltrita
Il romanzo principia in medias res, non ci racconta gli antefatti, ci scaraventa direttamente nella storia, in un futuro non determinato - che potrebbe essere anche prossimo! – e in un luogo altrettanto indeterminato degli USA, come si ricava dai nomi dei protagonisti, Matthew, Liz, Jason, Bill, Chip e da alcuni passaggi, comprese le abitudini alimentari: tratti di esotismo necessari al genere scelto. Un hacker a Pisa sarebbe stato meno credibile, la fanta-tecnologia made in Italy sarebbe apparsa farlocca!
Scene chiare. Dialoghi fitti. Il romanzo sembra una sceneggiatura. Veloce. Americana. La focalizzazione esterna conferisce al racconto una patina di oggettività che svuota la voce narrante di ogni responsabilità: nessun commento, nessun giudizio, nessuna ironia, niente pathos, niente morale. Lessico preciso, tecnico quando l’autore si addentra in ambiti davvero ostici (l’informatica, la medicina, l’ingegneria informatica applicata alla medicina) hollywoodiano negli scambi di battute e nell’umorismo. La scrittura serve alla narrazione, non al virtuosismo. E la narrazione avanza senza intoppi. Portatori di ogni messaggio sono i personaggi stessi, costantemente in azione e in dialogo tra loro.

In Apoptosis si racconta di una società in cui gli uomini e le donne usufruiscono di un sistema di autodiagnosi basato sulla Patoneuroscopia: il PNS, un dispositivo d’avanguardia che si indossa sulla testa e permette in tempo reale di monitorare il proprio stato di salute e il funzionamento degli organi. Bello, no? Sembrerebbe quasi di potersi sbarazzare una volta per tutte dei medici (io personalmente continuo ad averne paura, a 35 anni suonati!)
In realtà la HOB Medicines, la società che ha messo in circolazione questo prodotto, ha omesso molti dettagli sul reale funzionamento dell’apparecchio. Per esempio, nasconde a tutti quale sia il principio secondo cui questo dispositivo interagisce con il corpo umano (non ve lo anticipo, ma è inquietante). O come sia stato sperimentato. E su chi. Sono proprio gli antesignani, quanti in incognito hanno provato la prima versione del PNS a mostrare segni preoccupanti. Un ricercatore che ha aperto la strada della Patoneuroscopia, suo figlio ammalato, un hacker, un giovane ricercatore della HOB preoccupato dai risultati di alcune osservazioni, faranno breccia nel sistema perfetto della rete digitale della sanità pubblica e daranno l’allarme. Il titolo Apoptosis allude a un processo di autodistruzione cellulare, lascio trarre a voi le conclusioni.
I personaggi sono molti e li seguiamo nella crescita. La prima parte del romanzo La Breccia vede protagonisti un gruppo di ragazzi molto più esperti con l’hackeraggio che nei rapporti con l’altro sesso (relazioni ingenue e tenere, battute goliardiche, effusioni goffe e baruffe). La seconda parte “Il parossismo” sposta l’attenzione su nuove figure che affiancano il gruppo dei ragazzi ormai cresciuti e imborghesiti (si sono sposati, hanno figli o li attendono, trascurano la famiglia) e ci porta nel cuore della HOB, in laboratorio, tra microscopi e computer. Il ritmo accelera, le scene mutano di continuo, il lettore si precipita verso il finale desideroso di capire se potrà rallegrarsi per un happy end oppure se dovrà temere scenari apocalittici.
A me è piaciuto riflettere su come troppo spesso ci serviamo meccanicamente della tecnologia d’avanguardia, affascinati dalle prestazioni e soggiogati dalla sua facilità d’uso, senza però porci ragionevoli dubbi sul perché essa sia stata messa sul mercato e senza badare troppo alle conseguenze della privacy sistematicamente violata, della riduzione dell’uomo a utente, a consumatore. Ecco, il PNS, nella sua finzione letteraria, mostra le estreme conseguenze, la deriva di un processo in corso, tutt’altro che fantascientifico!
Lo consiglio agli appassionati di informatica.
A chi in un libro cerca tensione sempre alta e velocità narrativa.
Agli ingegneri. A chi costruisce. Progetta. Sperimenta.
Ma soprattutto a chi si pone domande scomode prima di usare uno strumento, sia esso uno smartphone o una rete sociale, un’applicazione da scaricare o un dispositivo materiale.
Come? Perché? A vantaggio di chi?

Zoom
Non saprei dire perché, ma ho scoperto di avere un debole per i ringraziamenti finali. Forse perché svelano il lato umano di un autore e lo avvicinano a noi lettori. Forse perché sollevano il sipario sui meccanismi di composizione di un'opera. I ringraziamenti di Renato Mite sono stati particolarmente generosi. Ci si trova di fronte a una selva di nomi che grondano affetto e familiarità. Mi è sembrato di ritornare in un mondo più "addomesticato" e a misura d'uomo, rispetto a quello dilatato e disumano raccontato dal suo romanzo. 

5 commenti:

  1. Grazie mille per la tua recensione, è un'analisi al microscopio di "Apoptosis" precisa e puntuale, mi fa molto piacere.

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    1. Grazie a te - e qui mi ripeto - per averci offerto la possibilità di questa lettura.

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  2. Questo allora lo devo proprio leggere, visto che lavoro nel campo dell'informatica!

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    1. Sì, ci sono passaggi "tecnici" che potresti cogliere meglio di me

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    2. Sono contento che Apoptosis suscita il tuo interesse, spero vorrai darmi la tua opinione dopo che l'avrai letto.

      Ciao,
      Renato

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