mercoledì 29 ottobre 2014

La domenica lasciami sola di Simonetta Sciandivasci.

Cari amici, oggi ci divertiamo.
In questi giorni ho avuto fra le mani “La domenica lasciami sola” di Simonetta Sciandivasci, un romanzo esilarante, gustoso, che non vedo l’ora di regalare ad alcune mie compagne di sventura, ossia a quelle tre anime in pena che ogni domenica pomeriggio o nel corso di sciagurati sabato sera o, ancor più sfacciatamente!, in giornate insospettabili come il martedì o il venerdì, sono costrette a scendere a patti con la passione per il calcio del proprio partner. Una sorte grama, direte…. ma non troppo, come ci insegna l’autrice del romanzo appena letto, una voce irriverente e caustica che, con secchiate di scorticante ironia, per 236 pagine mi ha risarcito di tutto il tempo speso a inseguire le altalene del campionato o della Champions, e molto più dei mugugni e delle esultanze di un marito “momentaneamente irraggiungibile” dal mondo esterno, me compresa.
L’ameno libro, edito dalla casa editrice Baldini&Castoldi, è uscito la settimana scorsa, il 22 Ottobre. Quella di oggi sarà pertanto un’Infeltrita DOC, fresca fresca di lettura.


Titolo: La domenica lasciami sola

Autore: Simonetta Sciandivasci

Casa editrice: Baldini&Castoldi

Collana: romanzi e racconti

Uscita: 22 Ottobre 2014

Numero di pagine: 240

ISBN: 9788868527518

Prezzo E-book: 6.99

Per acquistarlowww.baldinicastoldi.it


Incipit
Cinque minuti di partita e mi sono già persa la cosa fondamentale: la porta. Non ho idea di dove debba segnare chi.
I maschi non sanno fare due cose contemporaneamente, ma i calciatori sì. Sono esseri dotati di un sovrannaturale senso dell’orientamento grazie al quale riescono a correre dentro lo stesso rettangolo per novanta minuti, inseguendo una palla e mantenendo inalterata la cognizione di destra e sinistra. Io, dopo due giri nella corsia dei detersivi al supermercato, recupero le abilità cognitivo-motorie solo in presenza di un avvocato. 1 a 0 per loro.



L’Infeltrita
La domenica lasciami sola non è soltanto un titolo, ma una dichiarazione di guerra a Rita Pavone.
Una sfida contro la più comune, umana, femminea reazione di una donna di fronte alla calcio-mania del proprio compagno: ehi ci sono anch’io, portami con te, spiegami tutto, non mi abbandonare, dimmi che sono più importante di un rigore. Guarda come sono brava a tifare. E con che piglio!
Uomo-donna-calcio: un triangolo da ridiscutere.
La protagonista del romanzo, che parla in prima persona, ha deciso di smetterla con i piagnistei e con l’emulazione del maschio ad ogni costo. Sa che il calcio le è estraneo e lo accetta, così come accetta di guardare in solitario una partita per cercare di comprendere non tanto il funzionamento del gioco, quanto piuttosto il gusto che in esso vi trovano gli uomini, o meglio l’uomo di cui si è innamorata. Alessandro. Il quale, nella fattispecie, ha preferito la partita a una cena con lei. E si è beccato il soprannome di Baghdad, ovvero maschilista retrivo talebano.
La storia si svolge fra la finale di Champions (Atletico Madrid vs Real Madrid) e i mondiali in Brasile, un tempo breve, necessario però a partorire un’analisi spietata e divertentissima che mette a confronto l’universo maschile e quello femminile entrando nel cuore di ogni cliché e smontandolo brano a brano. Linguaggi, atteggiamenti, reazioni e sogni fanno di uomini e donne, mondi su orbite diverse.
Si incontreranno?

Il calcio è la serra dei sogni irrealizzati  dei maschi non di tutti, ma di molti.
Allo stesso modo le donne cullano un altro immaginario favoloso, per esempio il matrimonio di Grace Kelly, strascico e pizzi: sogno collettivo altrettanto radicato e altrettanto contestato dalla intellighèntzia un po’ snob e dal femminismo d’ogni tempo, grave e ortodosso.
Per parte sua, la protagonista rivendica il diritto alla leggerezza. A non fare delle differenze di genere sempre e solo una disquisizione sui massimi sistemi, ma a godere piuttosto del privilegio di considerare oggi tale differenza un vantaggio. 
Del resto, la frivolezza è il pregio (non il limite!) di questo romanzo, che se ne serve come antidoto alla superbia intellettuale, alla miopia di chi si priva del lato scanzonato della vita, ma coltiva pregiudizi: tifoso = ignorante rozzo omuncolo.
La narrazione è un impasto di riflessioni cervellotiche e dialoghi spassosi che sembrano stralci di copioni teatrali efficacissimi. I personaggi sono pochi e tutti interagiscono con la protagonista e la sua vena ciarliera. C’è l’amica antropologa, femminista di facciata. L’amico in crisi coniugale, consolato dalla Playstation. L’amico saggio che spiega l’ABC del maschio medio a noi donne rompiscatole e, in questo campo, analfabete. E c’è l’uomo perfetto. Bello, creativo…e tifoso!
Non c’è un freno alla penna di Simonetta Sciandivasci. Spudorata e sincera quando afferma di non disdegnare un marito ricco, irriverente in un fanta-dialogo con Dio in persona, arguta, pirotecnica nei giochi di parola, nelle allusioni- citazioni- metafore & iperboli.
Mi è piaciuto lasciarmi scandalizzare da una voce narrante così impertinente e poliedrica.
Nel romanzo i ruzzoloni sono continui – e si ride da pazzi, proprio quando i “mentalismi” femminili producono equivoci, situazioni esasperanti quanto comuni, disperazioni e ansie, nelle quali è impossibile non riconoscersi - e non riconoscere almeno metà delle proprie amiche!
Perciò lo consiglio a loro, e non solo.
Perfetto per chi cerca una storia romantica, ma con poco zucchero e molto vetriolo, insomma fuori dal cliché.
Per chi almeno una volta nella vita ha detto “non mi merita”: Simonetta Scandivasci vi mostrerà che state sbagliando tutto.
Per chi ha bisogno di una risata.
Per chi non ha capito il fuorigioco e non lo imparerà con questo romanzo.
Per chi non è d’accordo e vuole continuare a fare guerra al calcio, ai calciatori e al tifo: vi piacerà da morire imprecare contro l’autrice e le sue tesi.

Zoom
Cambiamo registro. Mi soffermo su un passaggio che mi ha colpito:
Così come il Natale comincia ormai a novembre, i Mondiali iniziano molto prima della cerimonia d’apertura. Esattamente, quando le bandiere dell’Italia vengono issate sui balconi di tre quarti dei condomini del Paese – e lì restano per mesi, come certe lucine di Natale o come i cardi che infestano i palazzi antichi dei paesini meridionali, sia che si vinca sia che si perda, a dimostrare che la pigrizia italiana è la costante attesa di un avvento; la consapevolezza dell’eterno ritorno dell’uguale…
Una considerazione amara, in un contesto ironico. Un tocco quasi impercettibile di lirismo - i cardi che spuntano nei palazzi antichi – e l’eleganza è assicurata. Passa quasi inosservata, perciò è più preziosa.

Simonetta Sciandivasci è nata a Tricarico e ha trascorso la sua adolescenza fra Matera e Ferrandina. Oggi scrive per Il Foglio, il Giornale, pagina99 e Donneuropavive a Roma. Chissà se “i cardi che infestano i palazzi antichi dei paesini meridionali” non siano la traccia della provincia verde-azzurra che ha segnato la sua infanzia. Sapete bene che l’Infeltrita ha un debole per il lato umano degli autori, per le loro storie e le loro radici, per questo si diverte a indovinare il punto d’intersezione fra la vita e vera e la finzione...

8 commenti:

  1. Ma pensa! A me questo libro ha fatto proprio schifo.

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  2. Io mi sono divertita. In certi punti cercavo di prendere le distanze, ma di fatto non potevo smettere di riconoscere cose e situazioni vissute.

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  3. un libro a dir poco deludente, non lo consiglierei...

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    1. Io, in realtà, sono intenzionata a regalarlo per Natale ad alcune mie amiche, non so se lo apprezzeranno...vedremo.
      Ci sono elementi che mi fanno arrabbiare (da donna tutt'altro che tradizionalista e liberale), ma la leggerezza di fondo mi piace perché nel contesto, ironico e autoironico, ci sta. Mi piace la scrittura al vetriolo, i dialoghi, il non prendersi troppo sul serio e il non prendere troppo sul serio l'argomento...

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    2. Oh, mamma! Spero che le mie amiche mi conoscano così bene da non rischiare neanche di presentarsi, a Natale, con un libro del genere!

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    3. Cara Laura, mi auguro anche io che tu non lo riceva a Natale, perché mi auguro che tu abbia scelto le giuste compagnie. Cordialità, Simonetta.

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  4. Che dire? Un libro può piacere e non piacere. Mi auguro davvero che differenze di gusti, punti di vista, idee persino, non stabiliscano il metro per valutare un'amicizia. Io non leggo e non amo Paolo Coelho, una persona a me molto vicina lo adora. Ci prendiamo reciprocamente in giro, ma non smettiamo di stimarci. Se reputassi offensivo regalare questo romanzo a qualcuno sottovaluterei la sua capacità di esprimere un giudizio che potrà essere anche pesantemente negativo...

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