venerdì 19 settembre 2014

Sondaggio #3: risultati. Se in autunno il grande romanzo russo....

Carissimi, 
qualche giorno fa si è chiuso il sondaggio "IMPRESSIONI DI SETTEMBRE" (VAI) con cui l'Infeltrita vi invitava a scegliere un libro che vi traghettasse con dolcezza verso l'autunno, consolandovi e coccolandovi. 
Ammetto che la partecipazione non è stata molto alta - e dire che ci avevo messo impegno, poesia e grinta! - tuttavia il risultato è chiaro e netto: VINCE il grande romanzo russo! Vince perché mastodontico, profondo, divertente, completo. Atto a rapirci totalmente e a cancellare residue malinconie da rientro.
Al primo posto si conferma Guerra e pace, grandioso affresco dell'età napoleonica e madre di tante storie e di personaggi indimenticabili: Pierre magnanimo, romantica Nataša, Andrej orgoglioso e millanta a seguire, tali da offuscare persino Napoleone in persona, ehm, in persona...ggio!
Secondi, a pari merito, Delitto e Castigo e Il Maestro e Margherita. Insomma, d'autunno rispolverare la letteratura russa ci piace un sacco!
Armatevi di matita per sottolineare, di pazienza (se siete lettori voraci e abituati a ritmi serrati), di silenzio, regalatevi qualche ora di riposo, una poltrona o un letto, l'odore della carta, un po' di pigrizia, e via! 
L'invito al viaggio, per chi non l'avesse ancora intrapreso, è bell'e servito. 
Che vogliate partecipare al febbrile mondo dei bivacchi e degli eserciti o che preferiate aggirarvi in preda al tormento e all'angoscia per le strade di Pietroburgo, che vi stuzzichi l'idea di scortare Satana/Woland e la sua cricca strampalata di aiutanti per creare scompiglio in una grigia Mosca sovietica o decidiate di fermarvi nel salotto di Anna Pavlovna a spettegolare in raffinato francese, preparatevi alla dipendenza da libro. Perché da libri così ci si distacca controvoglia. Sono mondi a sé stanti, perfetti e complessi. L'ultima pagina  non è solo un epilogo, ma un cerchio che si chiude e un universo che finisce. 

E ora ASSAGGI assortiti!

"Ivan emise un gemito, guardò dinanzi a sé e vide l'odioso straniero. Si trovava già vicino all'uscita di vicolo Patriaršie, e per di più non era solo. Il più che ambiguo maestro di cappella aveva fatto in tempo a raggiungerlo. Ma non era ancora tutto. Il terzo della compagnia era un gatto spuntato non si sa da dove, grasso come un maiale, nero come la fuliggine o come una cornacchia, e con audaci baffetti da cavalleggero. Il terzetto s'avviò lungo i Patriaršie, e il gatto si mise a camminare sulle zampe di dietro" Il Maestro e Margherita, Michail Bulgakov - traduzione di Maria Serena Prina

"A proposito, egli era assai grazioso d'aspetto, aveva bellissimi occhi scuri, capelli castani, una statura superiore alla media, era sottile e svelto. Ma presto cadde in una profonda meditazione, anzi per meglio dire, come uno stato di smemoratezza, e proseguì senza badare a ciò che lo circondava, senza avere neppure la voglia di badarci. Di tanto in tanto borbottava qualcosa fra sé, per quell'abitudine ai monologhi che egli stesso s'era riconosciuta poco prima. In quel momento aveva coscienza che i suoi pensieri a volte si confondevano e che egli era molto debole, poiché da due giorni non aveva mangiato quasi nulla." Delitto e castigo, Fëdor Dostoevskij - traduzione di Vittoria De Gavardo-Carafa.

"Pierre, con le spalle sollevate e la bocca spalancata, ascoltava quel che gli diceva  Mària Dmìtrievna e non credeva ai suoi orecchi. La fidanzata del principe Andréi, così fortemente amata, quella Nataša Rostòv prima così cara, barattare Bolkonski con quell'imbecille di Anatole, già ammogliato (Pierre conosceva il segreto del suo matrimonio), e innamorarsene tanto da consentire di fuggir con lui? Questo, Pierre non lo poteva capire, né se lo poteva immaginare.
La gentile impressione fattagli da Nataša, che egli conosceva dall'infanzia, non si poteva associare nell'anima sua con quella nuova immagine della sua bassezza, stupidità e crudeltà. Egli si ricordò di sua moglie. "Sono tutte uguali", disse a se stesso, pensando che non a lui solo era toccata la triste sorte di essere legato a una donna ignobile[...] Non sapeva che l'anima di Nataša era colma di disperazione, di vergogna, di avvilimento e che ella non aveva colpa se il suo volto esprimeva senza intenzione una fredda e severa dignità" Guerra e pace, Lev Tolstoj - traduzione di Alfredo Polledro
Ritratto di principessa russa in abito bianco
e scialle rosso




2 commenti:

  1. ciao ho scoperto il tuo blog e mi sono aggiunta con piacere, mi fa sempre piacere curiosare altri angolini speciali e confrontarmi con altri lettori :)

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    1. Ciao, Lucrezia. Mi fa molto piacere condividere esperienze di letture e punti di vista, conoscere altri lettori appassionati e critici, scambiare consigli... perciò sei la benvenuta!!!

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