martedì 5 agosto 2014

1Q84: capolavoro di Murakami Haruki?

Oggi parliamo di 1Q84, come avevo annunciato un po’ di giorni fa SE NON RICORDI LEGGI QUI
Fenomeno editoriale del 2011, ricordo ancora con quanta forza, l'anno dopo, sia stata pubblicizzata da Einaudi su Twitter l’uscita del secondo volume del mastodontico lavoro di Murakami Haruki. E ricordo ancora quanto fossi stata allettata da un tale apparato pubblicitario: da questa lettura mi aspettavo un Murakami elevato al cubo!
Murakami Haruki, 1Q84 Volumi 1-2 Edizione Einaudi
traduzione di Giorgio Amitrano
L’opera, divisa in tre libri e pubblicata in due volumi (il primo contenente i libri 1 e 2 e il secondo dedicato esclusivamente al libro 3), ha creato molte attese anche grazie alla natura episodica, alla suspance indotta nei lettori, obbligati ad aspettare, nei mesi trascorsi fra una pubblicazione e l’altra, l’evoluzione della storia.
Nel titolo, una citazione evidente e un’altrettanto evidente variazione. Che non ci stupisce, perché già altre volte Murakami ha voluto omaggiare nei suoi titoli la letteratura europea e i suoi capolavori – penso, per esempio, a Kafka sulla spiaggia o anche a La fine del mondo e il paese delle meraviglie, a Norwegian Wood, se dalla letteratura tout court ci spostiamo alla letteratura musicale.
In 1Q84 si ammicca a un grande classico moderno, 1984 di Orwell, sostituendo il nove con la Q. Nella pronuncia giapponese, però, il numero nove e la lettera Q hanno lo stesso suono. Cambia il segno, che ci rimanda invece al Question Mark, che in inglese dovrebbe essere un punto interrogativo.
Questo punto interrogativo è la porta che apre un mondo parallelo, diverso solo in alcuni dettagli dal nostro, dove le barriere tra passato e presente e tra interiorità e realtà esterna non sono sempre ben definite. E ogni tanto capita di smarrirsi. 
Salutato come un grande capolavoro, di fatto mi ha deluso. È come se la suspense addensatasi, le aspettative createsi attorno all’uscita dell’ultimo volume, l’incredibile architettura che sembrava governare le storie del romanzo, oltre alla fantasia inquietante che ha partorito i Little People, creature minuscole e malvagie, e la crisalide d’aria, un bozzolo dove si creano doppi e dove si determinano ponti tra individui lontani nel tempo e nello spazio, venissero sgonfiati inesorabilmente dall’evoluzione dei personaggi e della loro relazione, dalle ripetizioni di alcuni segmenti narrativi, dalle atmosfere da anime che fanno del terzo libro una storia d’amore a distanza. Una storia d’amore bizzarra, bene assortita, ma in definitiva una storia d’amore. Insomma, un incipit da leoni e un finale da pecorella. 
Detto ciò, per chi non abbia ancora letto niente di Murakami, l’incontro con questo romanzo potrebbe essere sorprendente. Perché non si sa ancora a cosa e a chi si va incontro. Quindi, lo consiglio comunque. Magari, se potete, leggetelo prima di Kafka sulla spiaggia, perché senza termini di paragone, potrete trovarlo avvincente ed estremamente originale. Murakami, infatti, non somiglia a nessuno degli autori che ho letto, ma somiglia eccessivamente a se stesso. Numerose costanti si ripetono nei suoi libri, segni distintivi che alla lunga perdono freschezza e non stupiscono più.

L’incipit
Nel taxi la radio trasmetteva un programma di musica classica in FM. Il brano era la sinfonietta di Janáček. Non esattamente la musica più adatta da sentire in un taxi bloccato nel traffico. E del resto nemmeno l’autista sembrava ascoltarla con troppa attenzione. L’uomo di mezza età, era impegnato a guardare in silenzio la fila interminabile di auto che aveva davanti, come un pescatore provetto che, ritto a prua, scruta un minaccioso gorgo di correnti. Aomame, sprofondata nel sedile posteriore, gli occhi leggermente socchiusi, ascoltava la musica”
     

L'Infeltrita 
La musica è nei romanzi di Murakami una costante. Un motivetto, non troppo noto e non troppo sconosciuto - da intenditori, insomma – è la molla che mette in moto strani meccanismi interiori, apre varchi, determina rivoluzioni di cui, personaggio e lettore, sperimenteranno la portata solo molto tempo dopo. 
Aomame, imbottigliata nel traffico, su consiglio di uno strano tassista e sotto effetto di una sinfonia ceca, sceglie una strada alternativa per non arrivare tardi al suo appuntamento. Scende dall’auto e, benché vestita di tutto punto, scavalca una recinzione, imbocca un’uscita di emergenza e dopo l'interminabile discesa per una scala di sicurezza sospesa (nel vuoto) tra la tangenziale sopraelevata e il livello inferiore, si ritrova nei pressi della fermata della metro. “Non si lasci ingannare dalle apparenze. Di realtà ce n’è sempre una sola” le aveva detto il misterioso autista, poco prima di lasciarla andare. E Aomame non ha motivo di dubitarne, solo si domanda il senso, in quel momento, di una tale raccomandazione. Poco dopo, però, si accorge che qualcosa è cambiato, che ci sono state delle modifiche nel mondo. Non è facile mettere a fuoco cosa, si tratta di dettagli irrilevanti. Per esempio, le divise della polizia. O fatti di cronaca avvenuti nel passato di cui non si ricorda affatto. O la luna in cielo, bianca e grande, che accoglie adesso accanto a sé, una luna più piccola, rachitica, dalla luce più debole. Come una mother e una doughter. Non è più il 1984, ma il 1Q84. 
Aomame non si scompone e non dà di matto. Del resto è un sicario di professione, la lucidità e l’autocontrollo sono il suo mestiere. Il lettore – che non conosce ancora Murakami -  invece sobbalza, perché l’incipit del romanzo non lascia presagire la presenza del fantastico. Improvvisamente ci si sente traditi, è come se da un codice realistico si passasse di punto in bianco al surrealismo, senza adeguato preavviso. 
Accanto alla narrazione di Aomame e al suo punto di vista, c’è la storia e il punto di vista di Tengo. Le loro saranno due storie parallele che sembrano non intersecarsi mai, anche quando corrono vicinissime, si corteggiano e sovrappongono. I due si conobbero da bambini ai tempi della scuola, ma non  fecero in tempo ad approfondire quell'amicizia che sarebbe stata di certo speciale se fosse maturata, dal momento che entrambi condividevano esperienze di esclusione, solitudine, diversità rispetto al resto dei compagni.
Nel terzo libro, lo schema si complica e si aggiunge una terza voce, quella di Ushikawa, repellente detective sulle tracce di Aomame per conto del Sakigake, una fosca setta religiosa messa in pericolo contemporaneamente e su diversi fronti sia dalla giovane killer che dal solitario Tengo.
Tengo è un giovane professore di matematica, ma anche uno scrittore disciplinato e metodico che manca di fantasia, di ispirazione. Improvvisamente, il suo agente gli propone un affare. Riscrivere da ghost writer un romanzo bizzarro, La crisalide d’aria, la cui vera autrice è una diciassettenne dislessica, tanto bella quanto impenetrabile, che avrebbe dettato questa storia alla propria sorellastra per poi iscriverla a un concorso per esordienti. L'agente vuole farne un best seller. L’incontro tra Tengo, la diciassettenne Fukaeri e il suo tutore per l’accordo editoriale mette in moto un meccanismo pericoloso e inquietante. La storia di Fukaeri, che per quanto surreale, si sospetta realmente accaduta e denuncia la pericolosa setta del Sakigake, porta allo scoperto le responsabilità del suo Leader, in qualche modo legato a Fukaeri. Svela l'esistenza dei Little People. Creature minuscole che di notte emergono dalla bocca dei dormienti e si macchiano di brutali e imprecisate violenze. Oltre a causare incubi ricorrenti nella sottoscritta, che per l'appunto ama leggere prima di dormire e che fino a un anno fa viveva e dormiva da sola.
Di costanti alla Murakami, 1Q84 è molto ricco.

  1. C’è la musica, come abbiamo detto. 
  2. Il male, come impulso interiore e incontrollabile nelle sue numerose forme (perversione, grettezza, ferocia, senso di colpa, sopruso) che si oggettiva in personaggi o in entità misteriose. 
  3. L’inquietudine, ovunque, capitolo dopo capitolo, inspiegabilmente. 
  4. La solitudine dei personaggi, percepita come un momento di raccoglimento delle forze, di autosufficienza emotiva e materiale, dispiegamento di possibilità che la vita sociale confonderebbe.
  5.  L’appartamento- rifugio dotato di ogni comfort, nel cuore della città infinita di Tokyo, dove nascondersi da qualcuno/qualcosa di imprecisato e incombente. 
  6. Le montagne come un luogo sospeso. 
  7. Viaggi di allontanamento dal centro della storia (e della città) come diramazioni eccentriche necessarie alla maturazione dei personaggi. 
  8. Villaggi dove le dimensioni spazio temporali si annullano e Aomame e Tengo possono ricongiungersi per pochi istanti, sebbene rivivendo e arricchendo episodi della loro comune infanzia. 
  9. Spazi-madeleine necessari a riportare in vita il passato, a far rivivere occasioni lasciate andare con troppa fretta e non curanza, a cogliere le rose non viste, tralasciate. Non è un caso che Amoame, nel suo appartamento-rifugio dove si nasconde dal Sakigake, legga espressamente Alla ricerca del tempo perduto di Proust.
1Q84 nasce sul tentativo di recuperare un pezzetto di passato, di cambiare il corso delle cose, di ricongiungere due anime che si erano allontanate su strade molto diverse e lontane. 
Forse sembra eretico e un po’ grossolano, ma mi viene in mente una canzone di Gino Paoli e di Ornella Vanoni di qualche anno fa, che faceva pressappoco così “Le storie che non vivi rimangono nell’aria, come farfalle al sole ubriache di luce, e tornano a volare appena tu le tocchi, ritornano nella mente, ritornano negli occhi…”.
Cosa non mi convince?
L'evoluzione del personaggio femminile, freddo determinato, androgino nella prima parte del libro e poi improvvisamente inserito in un contesto, a suo modo, romantico. Una sorta di imborghesimento che toglie smalto ad Aomame. 
E poi la lunghezza del racconto, in certi punti ripetitivo. L'intensità dei primi due libri si perde nel finale, secondo me. 
Zoom
Nei primi capitoli dedicati a Tengo c'è spazio per un'interessantissima parentesi di meta-scrittura. Si riflette sulla genesi di un romanzo, sulla natura dello stile, sulla figura dell'editor (spesso ghost writer!) che resta nell'ombra, sul mercato editoriale con le sue luci e le sue ombre. La recensione fatta dai protagonisti su La crisalide d'aria, romanzo nel romanzo, diventa occasione ghiotta per carpire allo stesso Murakami delle dritte su 1Q84 e su tutta la sua opera. Riporto alcuni passi interessanti:
"Lo stile o lo si possiede come dono naturale, o ci si lavora con sforzi sovrumani per affinarlo. Non ci sono altre possibilità. E questa Fukaeri non rientra in nessuno dei due casi" " Quello che apprezzo di più, sopratutto per quanto riguarda i romanzi, è non riuscire a comprenderli completamente. Non nutro alcun interesse per le opere in cui mi sembra di capire tutto." "Sebbene la trama sia nell'insieme fantastica, le descrizioni dei dettagli sono estremamente realistiche. L'equilibrio fra questi due aspetti è eccellente. Non so se parole come "originalità" e "necessità" siano appropriate" " Ma, quando superando un po' di difficoltà, si finisce di leggere, l'effetto è sconvolgente. Anche se lascia una strana sensazione, difficile da spiegare o addirittura sgradevole"
Ecco, io non avrei saputo dirlo meglio. Questo è l'effetto -Murakami: lettore a tratti sconvolto, inquieto, catturato in una rete. 

SULLO STESSO AUTORE LEGGI ANCHE "Norwegian Wood"

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